Autore: Webmaster

Salomè, Genio e Passione

Dettagli Opera

Produzione: ALFAFILM

In collaborazione con:

  • Comune di Prato,
  • Fondazione Cassa di risparmio di Prato,
  • Università degli Studi di Firenze,
  • Museo diocesano di Prato

Soggetto, sceneggiatura e regia: Gabriele Cecconi e Francesco Tasselli

Interpreti: Consuelo Ciatti, Teresa Marini, Gianluigi Tosto, Claudio Cerretelli, Andrea Anastasio, Pietro Guarducci

Fotografia: Gianluca Savi

Audio presa diretta: Guido Melis e Alessandro Cerbai

Scenografia: Luciana Tacconi

Montaggio: Gabriele Cecconi, Francesco Tasselli, Guido Melis

(Italia, 2024, colore, 25’)

Il docufilm Salomè, Genio e Passione mostra il particolare intreccio tra passione amorosa e creazione artistica.

La parte documentaristica illustra le caratteristiche degli affreschi di fra’ Filippo Lippi, pittore prediletto dai Medici, realizzati nel 1452 nella cappella maggiore della Cattedrale di Prato. Si approfondisce in particolare il banchetto di Erode con al centro della scena la figura di Salomè danzante, considerato il suo capolavoro. Secondo la storia narrata nei vangeli di Marco e Matteo, Giovanni Battista fu imprigionato perché aveva condannato la convivenza scandalosa del re Erode con la cognata Erodiade. Durante il banchetto per il compleanno del re, Salomè, figlia di Erodiade, danzò in modo così affascinante che Erode le promise qualsiasi premio volesse e la ragazza, istigata dalla madre, chiese la testa del Battista. L’affresco mostra un vasto salone rinascimentale con un ricco tavolo imbandito disposto a ferro di cavallo e Salomè vi è raffigurata ben tre volte in un’unica scena dipinta in continuità, senza nessuna separazione, come se fosse un piano sequenza cinematografico: al centro danza leggiadra e flessuosa, sulla sinistra raccoglie la testa del Battista e a destra porge la testa su un piatto d’argento alla madre Erodiade.

La parte fiction racconta quello che sta dietro questo geniale affresco, l’inizio della storia d’amore tra fra’ Filippo Lippi, più pittore che frate, e la bella e giovane Lucrezia Buti, monaca senza vocazione, che presterà il proprio volto alla stessa Salomè e alle Madonne più belle dipinte dal Lippi, diventando modello di grazia e eleganza per altri artisti nella seconda metà del Quattrocento fiorentino, tra i quali il Botticelli.

 

 

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