Prato 1944

29 martiri di Figline

Regia Gabriele Cecconi
(Italia, 1995, B/N, 72′)

Prodotto da
Comune di Prato

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Produttore esecutivo: Gabriele Cecconi

Soggetto e sceneggiatura: Gabriele Cecconi, Luciana Tacconi
Interpreti: Luigi Bacci, Daniela Amarugi, Roberto Bencini, Riccardo Cammelli, Roberto Bartolozzi, Armando Carpini, Luciana Tarli, Marco Toccafondi, Mario Fineschi, Simone Gracili, Eugenia La Vita, Mario Lunghi
Con la partecipazione straordinaria di: don Sergio Pieri, Suore del Convento di San Niccolò, Suore del Monastero di San Vincenzo, studenti, genitori, insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori di Prato
Fotografia e montaggio: Filippo Sileci 
Scenografia: Luciana Tacconi
Aiuto regista: Emanuele Nespeca, Roberto Bartolozzi
Post-produzione: Filmstudio 22

II film a soggetto, basato su testimonianze dirette e documenti storici, è composto da quattro episodi:

1) Lo sciopero generale del 4 marzo organizzato dal Comitato di Liberazione Nazionale, a cui seguì la deportazione di oltre 130 pratesi nei campi di concentramento di Mauthausen ed Ebensee.

2) Vita quotidiana dei contadini che aiutavano i partigiani attestati ai Faggi di Iavello.

3) Gli sfollati ospitati nel convento di San Niccolò e nel monastero di San Vincenzo. Dalla fine di giugno 1944 anche il C.L.N. stabilì la sua sede nel convento di San Niccolò dove, grazie al coraggio di Suor Cecilia Vannucchi (poi medaglia d’oro della Resistenza) e delle altre suore, svolse la sua attività clandestina fino al giorno della liberazione della città. In quei mesi furono ospitati nei monasteri tutti coloro che ne ebbero bisogno, senza alcuna distinzione politica o religiosa.

4) L’impiccagione a Figline dei 29 partigiani della Brigata Buricchi, il 6 settembre, poche ore prima della liberazione di Prato. L’episodio è visto con gli occhi di Lina Michelacci, una bambina del paese testimone diretta.

Il film mette in evidenza i diversi contributi alla lotta di Liberazione, quello delle forze sindacali e politiche della sinistra, in particolare dei comunisti, ma anche quello dei cattolici. Come Bogardo Buricchi, ex seminarista e partigiano morto nell’attentato del 12 giugno a Poggio alla Malva, rappresentante di quel cristianesimo sociale che vuole coniugare libertà con giustizia sociale ed economica; suor Agnese D’Alberto, superiora di S. Vincenzo, che nel suo diario scrive “nel nostro monastero è diventato tutto di tutti”; Nara Marconi, di fede laica e socialista, che porta il pane ai partigiani in montagna.

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